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Le opere di Margherita colpiscono istintivamente per quella carica di positività che ad una immediata lettura instillano nel fruitore un senso di rarefatta serenità, immunizzante contro le asperità del vivere quotidiano.

Credo sia questo che l’artista intende comunicare quando, attraverso le sue visioni naturalistiche tra il realistico e il sognante, ci trasporta in un linguaggio che raggiunge una vera full immersion nella natura, in un tripudio di variopinte tonalità cromatiche. Ad uno scandaglio più tecnico si può affermare che la sua produzione artistica si richiama a quella tradizione figurativa che ha il suo ascendente diretto nella felice stagione dell’impressionismo naturalistico “en plein air”che si nutre della risonanza emotiva che la visibilità percettivosensoriale suscita nell’animo dell’artista per trovare corrispondenza nella matrice coloristica. 

E’ indubbio che la natura sia la principale linfa ispirativi delle sue tematiche: immagini pacificanti di vita campestre, dolci profili verdeggianti collinari resi nel quieto intimismo del paesaggio toscano al cospetto di casolaririfugio, stradine che si snodano nel verde, messi punteggiate dai vivaci papaveri fino all’amato litorale maremmano con le distese marine dalla cristallina meteorologia. Lo stile pittorico presenta l’impiego di una calda e ricca tavolozza di tonalità sature squillanti, condotte ora a punta di pennello nell’intento più descrittivo, ora costruite a tocchi fugaci in più sovrapposizioni materiche entro una trama concitata di cromie variegate, risentendo in parte del fascino divisionista: il tutto vibrante per la fresca immediatezza della fase esecutiva. Le opere di Margherita colpiscono istintivamente per quella carica di positività che ad una immediata lettura instillano nel fruitore un senso di rarefatta serenità, immunizzante contro le asperità del vivere quotidiano.

L’interesse spiccato che l’artista dimostra per la natura richiama, ad una lettura più riflessiva delle sue opere, quasi un auspicato ritorno all’integrazione fra uomo e natura e alla sua primitiva innocenza. Ne deriva che l’aspetto idilliaco delle sue visioni naturalistiche si tramuta in oasi verdi di pace verso un salutare recupero della dimensione del biologico, in cui trovar finalmente tregua dalla frenesia quotidiana, alla ricerca del proprio equilibrio inquinato talvolta da insidiose artificiosità. La fenomenologia ritratta pare assumere anche le fattezze di metafore interiori, sono l’ispirazione rievocativa della spensieratezza dell’infanzia o rappresenta il ritorno stabilizzante al mondo degli affetti familiari simboleggiati dagli immancabili casolari immersi in una rigogliosa vegetazione. 

I valori luministici di cui è improntato il registro cromatico, adottato per captare il reale e la figura umana, sono il connotato più suggestivo di quella genuinità emozionale proprio del lirico abbraccio con cui ottimisticamente l’artista canta la sua terra di Toscana con vivo e sano trasporto. E’ quindi nella sintesi per così dire “clorofilliana” di natura e luce la chiave di volta del percorso pittorico di Margherita Biondi che ha elaborato una figurazione limpida, appagante, di delicato e convincente lirismo

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Margherita Biondi segue da anni un percorso pittorico di coerente ideazione che coniuga in una felice sintesi poetica osservazione del vero, evanescenza del ricordo e affabulazione del sogno.

Il fulcro creativo è rappresentato dall’attrattiva incondizionata per la Natura nelle sue diversificate manifestazioni floristiche e faunistiche, habitat unico da tutelare, risorsa continuamente da riscoprire sul piano emozionale e razionale.

La fede positivistica nell’esistenza del reale trapela con accenti di intimità gioiosa, inseguendo il ciclo vitale delle stagioni che determinano il mutevole cromatismo delle visioni paesaggistiche delineate nella preziosità della trama descrittiva e nel dinamismo delle rifrazioni luministiche in funzione di una vibrante resa atmosferico-ambientale.

Con tattile freschezza esecutiva prendono corpo sulle tele: assolate marine versiliesi, messi fluenti di grano maturo punteggiate da rossi papaveri, spettacolari fioriture colte nella biodiversità delle eleganti forme vegetali, ariose presenze arboree, villini incorniciati da rigogliosi giardini, floride campagne toscane, paesini arroccati su dolci colline, distensive oasi palustri, idillici paesaggi innevati abitati da inaspettate presenze.

Brani naturalistici prescelti in cui si legge la predisposizione ad innamorarsi del reale per riproporlo in una sorta di verità trasognata, venata di reminiscenze evocative, in cui la figura umana ritratta è presenza integrata in piena sintonia con il tutto.

E’ la materia pregnante del colore nella sua ridente e accesa polifonia timbrica che domina la sintassi pittorica a tocchi veloci e mirati a compiere la tessitura della figurazione nella vividezza percettiva e nella rielaborazione immaginativa.

L’interesse preponderante della sua ricca e variegata produzione converge nella rivisitazione di luoghi di pregio ambientale del territorio toscano con predilezione per la provincia di Pistoia, sua terra natale, e zone limitrofe che gli permettono di riassaporare la magia degli anni dell’infanzia, spaziando dai verdeggianti declivi appenninici all’amata Valdinievole, dalla solarità dei litorali tirrenici all’atmosfera silente e pacificante delle aree protette dei padule, in cui il volo libero dell’airone si staglia sugli specchi d’acqua perlacea al cospetto di alti canneti.

E’ questo sguardo estatico che l’artista intende recuperare nelle sue opere, affidandosi ad un sentimento di giovanile rinascita, capace di qualificare il suo inconfondibile stile: un lirico impressionismo pittorico dai fatati risvolti, di pascoliana memoria, sia per l’immediatezza del linguaggio che per il candore simbolico dell’intento narrativo.

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COLORISTA per talento e vocazione, Margherita Biondi ha al suo attivo una carriera pluriennale con innumerevoli Personali e partecipazione a Rassegne di rilievo  italiane ed estere che evidenziano un universo stilistico dai pigmenti soavi e brillanti, ricco e fluente per immagini evocate e magica riesumazione ambientale. La sua ricerca espressiva denota il profondo attaccamento alla terra Toscana, veicolato dal sentimento di pacificazione indotta dall’amore per la natura nella pluralità ecosostenibile dei suoi paesaggi. 

Il titolo della personale “TRA SOGNO E REALTA’” fa emergere la dialettica introspettiva alla base  della sua linfa ispirativa che si alimenta  dell’alternanza tra la rivisitazione dei dati fenomenici e la trasfigurazione  degli stessi, grazie all’azione vivificatrice  del ricordo nella riproposizione di luoghi campestri  e collinari della Montagna Pistoiese, legati al tempo dell’infanzia e adolescenza che hanno lasciato un segno indelebile nella coscienza lirica dell’artista. l’incanto ammaliatore del colore,  nelle diversificate nuances,  veridiche e simboliche al contempo, riflettono le intrinseche emozioni, che si esplicitano nel corpus delle opere esposte, assumendo la forma di un diario intimo dagli accenti neoromantici.

Le località evocate, le vedute cittadine e paesistiche, le panoramiche agresti, alla presenza di flora e fauna autoctona, ritratte nelle loro peculiarità botaniche e zoomorfe, costituiscono il mosaico iconico, offerto al fruitore, dalle molteplici sollecitazioni di vissuti, delineati con immediatezza e freschezza ideativa ed esecutiva. 

La percezione visiva e multisensoriale si accosta con purezza disegnativa alla cultura del territorio antropizzato e naturale, raccontato con spirito genuino in armoniche composizioni dagli echi edenici, per flettersi e caricarsi di valori atmosferici nell’avvicendarsi delle stagioni, dispiegarsi su toni ora solari, ora crepuscolari e notturni, secondo  ricercate ed oniriche ambientazioni . 

L’ intento idillico  pervade la sua  feconda produzione pittorica, accostandosi al reale per riviverlo nella dimensione trasognata del culto della rimembranza e l’azione terapeutica del primato dell’anima che trasfonde nell’epifania del dato fenomenico fra terra e cielo, lasciandosi andare al fascino delle presenze creaturali, come il volo di uccelli nell’atto di annidarsi nella maestosità delle chiome di un albero.  

In ultima analisi la tessitura delle pennellate dense di pigmenti, ricche per cromie, tra dinamismi e stesure, vibranti di riverberi luministici, incontra la stessa prerogativa tecnico-esecutiva che  contraddistingue la  messa in opera  “ en plein air” degli Impressionisti, per l’opulenza e festosità delle tinte tra oggettività sensibile  e trasalimento spirituale del soggetto prescelto, avvicinando l’estro di Margherita Biondi  a quel vitalismo dei timbri che emerge nell’affermazione di Henri Matisse nelle sue ”Notes d’un peintre”: “Voglio raggiungere quello stato di condensazione delle sensazioni che costituisce un dipinto”.

di Silvia Ranzi